Da lunedì 15 marzo 2021 in quasi tutta l’Italia le scuole tornano a essere chiuse, compresi asili nido, scuole materne ed elementari. Si calcola che sono circa 7 milioni gli studenti che utilizzeranno la didattica a distanza. Come si sa, però, la didattica a distanza soprattutto per i bambini della primaria è una questione piuttosto complicata, sia per le difficoltà tecniche, sia per la necessità di essere seguiti da un adulto.
Ma cosa cambia esattamente con il passaggio di tutte le regioni in arancione o rosso? Nelle zone rosse è sospesa la didattica in presenza in tutte le scuole, dai nidi alle superiori. Quindi da lunedì 15 marzo solo didattica a distanza nelle scuole di Lombardia, Piemonte, Veneto, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia-Giulia, Emilia-Romagna, Marche, Lazio, Campania, Molise, Puglia. Resta salva la possibilità di andare in classe solo per gli alunni disabili o con bisogni educativi speciali. E per tutti gli studenti dei tecnici e dei professionali che prendono parte a dei laboratori. Non è prevista invece la possibilità di frequentare la scuola per i figli dei lavoratori essenziali (medici, infermieri e poliziotti). Anche se il governatore della Lombardia, Attilio Fontana ha detto di aver chiesto nuovamente al governo che venga prevista la possibilità, per i figli del personale sanitario, di proseguire la frequenza della scuola in presenza.
In regioni arancioni apertura a macchia di leopardo
Nelle regioni arancioni le scuole possono restare aperte. Gli studenti delle scuole superiori possono andare in classe ma non al cento per cento: ciascuna scuola in base all’autonomia garantisce la presenza in istituto di almeno il 50 per cento degli studenti ma non più del 75%. Ciò vuol dire che i ragazzi vanno a scuola a giorni o settimane alterni. Tutti gli altri alunni, dalla scuola di infanzia alla terza media vanno regolarmente a scuola (con la mascherina dai 6 anni in su). Ma esiste un ampio margine discrezionale. I governatori possono infatti optare per la chiusura delle scuole in tutte le aree regionali o provinciali nelle quali l’incidenza cumulativa settimanale dei contagi sia superiore a 250 casi ogni 100.000 abitanti oppure in caso di motivata ed eccezionale situazione di peggioramento del quadro epidemiologico.
Smartworking
Il nuovo decreto specifica che i genitori che vivono con minori di 16 anni e sono lavoratori dipendenti possono svolgere alternativamente all’altro genitore la presentazione di lavoro in modalità agile, ossia in smartworking per un periodo corrispondente in tutto o in parte alla durata della sospensione dell’attività didattica in presenza del figlio. Lo stesso avviene in casi di infezione del figlio o nei casi di quarantena preventiva disposi dal Dipartimento di prevenzione dell’Asl competente.